terremoto
(da STATISTICA DELLA PROVINVIA DI SALUZZO di Giovanni Eandi – 1833)
Non sono di fatto frequenti i terremoti nella provincia saluzzese, ed alcune scosse più o meno leggere, che di rado vi si sentirono, non hanno cagionato gravi danni: forse, che la vicinanza delle Alpi, le cui radici nella terra profondamente si addentrano, saranno dai fisici riputate quale argine , o quale maggior riparo contro la furia del tremendo terremoto, onde ne sia dai guasti preservata questa nostra regione del Piemonte.
Nelle nostre montagne regna uno stato di calma: la natura, per servirmi dell'espressione di un celebre moderno storico, avrà già qui avuta la sua concozione, ed essendo perciò giunta ad uno stato di quiete ordinaria, meno forti, e meno frequenti devono riuscire le oscillazioni nelle interne viscere della terra, ove taluna ne succeda (1).
Segnerò per altro un'eccezione a queste mie congetture; nei mesi d'aprile e di maggio 1808, quando le valli della provincia di Pinerolo andarono miseramente soggette a questa calamità, non rimase pure illesa l'estrema parte occidentale della nostra Provincia: la valle di Po sino a Revello sentì di molte scosse, che anzi le terre di Barge e di Bagnolo, per uno spazio di 40 giorni, dal 2 aprile al 10 maggio, furono oltremodo atterrite da replicati ora violenti, ora leggieri scuotimenti, accompagnati da sordi rumori: talvolta nelle notturne tenebre si
videro fuochi volanti sulle cime dei monti(2), ed avvenne anche di osservare l'acqua delle fonti torbida e lattiginosa: di grande conseguenza furono le rovine patite da quelle due nella divisata circostanza: molte case rimasero fessurate e guaste: in Bagnolo caddero chiese e campanili, ed alcune persone restarono ferite, non però gravemente: gli abitanti abbandonarono le loro case screpolate, e cadenti per rifuggirsi sotto padiglioni o tende collocate in aperta campagna: i danni sofferti si calcolarono fra entrambi i comuni in L. 105 mila, e furono accordate dal Governo a titolo di sussidio L. 10 mila a Barge, e L. 12 mila a Bagnolo, da ripartirsi fra gli abitanti danneggiati.
Nè debbo tralasciare di far menzione del terremoto ondulatorio, che per pochi minuti secondi durò nella notte del 8 e 9 ottobre 1828: la scossa fu piuttosto forte, e recò in Saluzzo alcuni guasti al palazzo civico: ma non vennero più replicate, nemmeno per consenso, quelle altre scosse, che in quella tristissima notte, e nei giorni seguenti portavano lo spavento e la desolazione nelle città di Genova, di Voghera, di Alessandria, ecc.