San Giorgio
Un’antica tradizione locale, raccolta dagli scrittori subalpini dei sec. XVI-XVIII e ormai quasi completamente spenta, assegna a Pinerolo tre santi: Maurizio, Giorgio e Tiberio, i quali, scampati all’eccidio dei loro commilitoni della legione tebea, sarebbero pervenuti nelle terre presso Pinerolo e qui avrebbero trovato gloriosa la morte, dopo averne cristianizzato gli abitanti.
Un’altra tradizione locale, racconta che si tratta di tre persone martirizzate a Pinerolo, probabilmente ad opera di qualche banda saracena durante una delle tante tremende scorrerie a cui quei predoni sottoposero il Piemonte nel corso del secolo X.
E indicano come luoghi del martirio le valli Angrogna e di Luserna e precisano che san Giorgio è morto a Pralafera, dove successivamente la pietà dei fedeli innalzò una cappella in suo onore.
Inoltre una famiglia signorile del luogo, i Luserna-Bigliori, che fin dal 1200 godevano del patronato sulla cappella, avevano aggiunto al proprio nome l’appellativo di san Giorgio.
In verità dei predetti santi non sappiamo nulla di certo.
Comunque non è difficile trovare chiese, cappelle e località pinerolesi intitolate a san Giorgio nelle antiche carte e pergamene, a partire dalle primissime del 999 e del 1064.
Il principale fondamento al loro culto era costituito dalle reliquie che da tempi remoti si custodivano gelosamente nella chiesa maggiore dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo.
Documenti dei secoli XV-XVII attestano la devozione verso questi martiri nel gran numero di pellegrini, provenienti da tutto il Pinerolese, il 24 aprile, giorno della festa.
Dopo la soppressione del monastero, avvenuta durante la dominazione napoleonica, anche la devozione cominciò ad attenuarsi progressivamente fino a scomparire.
Vi contribuì l’incuria dei parroci, uno dei quali nel 1877 tolse le reliquie dalla custodia e le lasciò in abbandono.
Oggi, risultano disperse.