«Più in alto, verso la montagna, tra i boschi di castagni c'è una immensa ricchezza naturale, i funghi.
I buliùr sicuri del posto e del loro lavoro all'alba di ogni giorno, si recavano a raggiungere le buliere per far man bassa di bulé e ëd crave ruse.
Luogo di vendita, meta di ritrovo e di riposo dopo lunghe camminate, era un olmo, unico esemplare, circondato da castagni e da querce.
Attorno ad esso e sparse lungo l'immenso territorio montano, sorgono le baite dei locali abitanti.»

Egidio Falco - Ivo Silano (da SPECIALE PALIO) 

Questione Olmetto (2ªparte)

Scritto da Don Bianco Luigi Pievano del Villaretto. Inserito in storia

È allora che al’Olmetto il Vescovo decise di mettere un sacerdote colà residente nominandovi il parroco di Paglieris Don Gertosio che venne a ottobre 1947.


Già prima avevamo classificato i frazionisti in diverse categorie più o meno abbienti fissando una cifra da pagare come quotizzo per il servizio religioso dell’Olmetto, ma a pochi che pagavano.

Venuto il sacerdote fisso pagarono un poco di più ma non tutti: e nel metterlo non ci si poteva certo fare affidamento sul quotizzo che era misero e aleatorio.

Nel desiderio di contribuire a acquietare di più gli animi io per contribuire al mantenimento di detto sacerdote, presi come impegno (che vidi in seguito essere oltre le mie possibilità) di versargli un reddito di tre giornate di terreno ammontante alla somma di Lit 50.000.

Per fortuna che gli inclusi una clausola e cioè: che se in avvenire fosse pervenuta alla cappellania per eredità o donazione qualche proprietà che desse un reddito eguale sarebbe decaduto l'impegno del Pievano.

Tre anni dopo cioè nel 1952, benefattori destinarono alla Cappellania le loro proprietà, che fra prati, il terreno a coltivo e bosco constava di 10 giornate e due case in buono stato.

E fu provvidenziale questo per me: perché tra spese della parrocchia e riparazione alla casa coloniche dovevo fare bene economia.
Per i primi tre anni dovetti soddisfare all'impegno.
Poi il rettore sopradetto fece le pratiche per l'assegnazione della Congrua alla vicaria che è metà quelle delle parrocchie.

In tal modo si creò così una posizione sicura e indipendente dalla gente che versa ancora il quotizzo: certo non tutti.

E qui do atto al detto Sacerdote che seppe attirare quelle due proprietà e la Congrua.

Io terrò conto di quest'esperienza a non più sobbarcarmi ad impegni così onerosi dai quali la provvidenza mi liberò in modo insperato.
È doveroso per la popolazione provvedere, se vuole il Sacerdote sul posto tanto più che ne ha la possibilità ben maggiore a quelle del Parroco.

Nel 1958 era stato dato incarico ad un Sacerdote di indagare se era necessario lassù una seconda messa.
Questi aveva riferito negativamente per i motivi che ora esporrò.
Invece dal settembre 1960 è stata aggiunta anche la seconda messa per maggior comodità delle persone anziane.

Mi ha meravigliato che la Curia abbia concesso tale facoltà senza consultare e avvisare il Parroco prima.
Una persona aveva lasciato allo scopo un grosso lascito e dalla Curia viene dato l'interesse del capitale versato prima per la «erigenda Parrocchia».

Qualche collega mi consigliò di fare rimostranze alla Curia e a far revocare la facoltà.
Non ritenni opportuno perché penso così: se ciò è un bene non voglio io impedirlo anzi dovrei promuoverlo.

Se ciò è un danno per l'istruzione religiosa e per il buon funzionamento delle associazioni non sono io che l’ho arrecato per questo l'innovazione mi lascia perplesso sulla sua utilità ma non sono stato interpellato e perciò non ho potuto far presente il pro e il contro.

I promotori fecero di nascosto e quando ottennero cantarono vittoria e andavano dicendo che il Pievano non era contento…

Ora dopo parecchi anni o esperimentato che se non vengono più al Vespro (perché lassù vi è pure la Benedizione alla sera), quindi all'Istruzione Parrocchiale le giovani vanno a quella Messa e non vengono più alle adunanze e così le fanciulle e di fanciulli.

Penso che la curia avesse consigliato tutti questi motivi che il parroco aveva già prima esposto al sacerdote incaricato dell'indagine cioè Don De Dominicis che conosceva bene il posto, non avrebbe concesso facilmente la facoltà.

Secondo il sottoscritto se si potesse avere il Vice Curato e si facesse vacante l’Olmetto la soluzione migliore sarebbe di portare una Messa o anche due e tenere agganciata alla popolazione alla Parrocchia in una sola comunità parrocchiale…

Riguardo alla questione di Olmetto credo che vada risolvendosi da sé in avvenire; perché più di un terzo della frazione si è spopolata e detto spopolamento continua in modo impressionante.

Se fin d'ora in montagna, collina e pianura si erano erette parrocchie ora ne dovranno sopprimere o almeno abbinarne come già è avvenuto ora per diverse Parrocchie, ora ne dovranno sopprimere o almeno abbinare come è già avvenuto ora per diverse parrocchie.

Allo spopolamento si aggiunge ora la crisi di vocazione ecclesiastiche, crisi che in un lontano avvenire sfocerà in grave crisi di clero.

Ora il 18 aprile 1967 è deceduto il Don Turina all'età di 91 anni a Calcinere.

L'anno scorso già aveva dato le dimissioni da parroco non so se volontariamente o se invitato dai superiori.
Gli successe Don Giorgis già Vice Curato da 13 anni.

Penso che anche la questione del Olmetto venga risolta così col passare del tempo, man mano con il passare delle persone e già influenzate dallo stesso Don Turina.

Da notare che ora il Don Ghiglione parroco di Famolasco sopra citato come tra i promotori dell'erigenda parrocchia vedendo lo spopolamento della collina ammise che sarebbe stato un grave errore se si fosse eretta.»