«Più in alto, verso la montagna, tra i boschi di castagni c'è una immensa ricchezza naturale, i funghi.
I buliùr sicuri del posto e del loro lavoro all'alba di ogni giorno, si recavano a raggiungere le buliere per far man bassa di bulé e ëd crave ruse.
Luogo di vendita, meta di ritrovo e di riposo dopo lunghe camminate, era un olmo, unico esemplare, circondato da castagni e da querce.
Attorno ad esso e sparse lungo l'immenso territorio montano, sorgono le baite dei locali abitanti.»

Egidio Falco - Ivo Silano (da SPECIALE PALIO) 

Questione Olmetto (1ªparte)

Scritto da Don Bianco Luigi Pievano del Villaretto. Inserito in storia

Sac.te Don Bianco Luigi Pievano del Villaretto così racconta, negli anni sessanta, in un suo memoriale:

La Questione Olmetto

«La definisco così perché è veramente tale e non vedo quando sarà risolta per gli strascichi che ha lasciato negli animi...

Cappellania dell'Olmetto (Ormet)Già da oltre 50 anni addietro la si era sollevata quando si voleva erigere la cappellania in parrocchia.

Ma il Pievano Don Viglianco che pure era dell’Olmetto vi si oppose.
Morto questi il 20 febbraio del 1944 pochi giorni dopo, Don Turina nativo di Olmetto e parroco di Calcinere fece domanda al Vescovo per l'erezione della cappellania in parrocchia, raccogliendo fondi tra gli frazionisti e facendo leggere i suoi appelli e lettere.

Il vescovo nominò una commissione composta dal Vicario Generale Monsignor Allemandi, da Monsignor Castelletto, dal Vicario di Bagnolo Don Poetto, dallo stesso Don Turina, da Don Ghiglione Parroco di Famolasco.

Detta commissione si radunò per studiare la convenienza o meno della erezione.
Interrogò sacerdoti, studiò e delimitò gli eventuali confini.
I frazionisti che la volevano fecero una sottoscrizione, gli altri che non la volevano, una contro sottoscrizione; e la cosa da febbraio arrivò fino a maggio insoluta.

A maggio Monsignor Castelletto venuto sul posto interrogò ancora Don Carignano, parroco di San Martino di Barge nativo di Villaretto, questi disse: «fate pure parrocchia a Olmetto ma quando avrete fatto ciò, dovrete fare cappella a Villaretto»

Queste parole con quelle che fecero seguire a spiegazione della prima: «perché tutte due le frazioni formano parte integrante della comunità parrocchiale che è già ben ridotta causo all'andazzo dei frazionisti, specialmente quelli sotto la strada, di andare a Bagnolo la domenica; se togliete Olmetto cosa si resta.

E anche molti dell’Olmetto vanno a Bagnolo», allarmatone Monsignor Castelletto che riferì al vescovo, che sopraddette alla compilazione del decreto di erezione della nuova parrocchia e si riservò di venire lui stesso a esaminare sul posto.

Mise ai voti  anche presso il Capitolo il problema, che ebbe la maggioranza contraria all’erezione così mi si disse da alcuni Canonici.

Così quando entrai in parrocchia la popolazione era profondamente divisa negli animi, cosa molto dannosa.
Venne il vescovo, visitò la Chiesa Parrocchiale, poi quella di Olmetto.

Lassù chiese a me cosa ne pensassi, al che io risposi: «non conosco ancora per nulla la questione essendo qui da neppure due mesi mi rimetto completamente a quanto ritengono opportuno i superiori».

Poi ritornato al Villaretto Monsignor Vescovo e esclamò:«macché disfare la parrocchia per farne un'altra! Qui la Chiesa così grande e bella cosa resterebbe? Lassù la Chiesa insufficiente.

Mettiamo un sacerdote per accontentarli e per il resto si va davanti com'è stato finora; lassù Cappellania e qui la Parrocchia».
Il vescovo propose al Vice Curato Don Mattìo di andare Cappellano all'Olmetto.

E gli si riserverò di pensarci sopra.

Intanto continuando qui come Vice Curato ogni Domenica mattina portava Messa alla Cappella e questo fino al settembre 1944 quando fu trasferito Vice Curato al Duomo.
Io mi tenni un altro Vice Curato Don De Dominicis che ogni giorno frequentava l'Ateneo Salesiano sfollato a Bagnolo causa i bombardamenti su Torino.

Si fermò tre anni, e dopo conseguita la laurea in Teologia andò a Roma per due anni per la licenza in Sacra Scrittura.»